Zidane non chiude a un futuro alla Juve e ammette il proprio desiderio
Tra i protagonisti del mondo del calcio che hanno preso la parola nell’ambito del Festival dello Sport, a Trento, figura anche Zinedine Zidane: bagno di folla per l’ex fuoriclasse di Juventus e Real Madrid, oggi allenatore, e tanto interesse per le sue dichiarazioni.
Gli anni alla Juve: “Gli anni alla Juventus sono stati bellissimi. Il calcio in Francia era bello, ma non importante come alla Juve. Lì ho sentito che vincere era sì o sì, era ciò che dovevamo fare sempre. In Francia anche se perdi fuori casa non fa niente, alla Juve non era così. Quando facevo una bella partita, o un gol, tornavamo alle 3 o alle 4 del mattino e l’avvocato Agnelli mi chiamava alle 6 solo per dirmi in francese “Complimenti”, e metteva giù. Era un appassionato di calcio, sapeva cosa diceva. Per me quel periodo è stato difficile, è stata dura anche fisicamente. “Cos’è questa cosa che mi fanno fare? Io sono venuto a giocare a calcio”, mi dicevo. Poi ho capito che era necessario prepararsi così, per tutta la stagione” riporta La Gazzetta dello Sport.
Passaggio al Real: “Eravamo a Monaco per un gala, cenai con Florentino Perez. Mi passò questo biglietto, in cui scrisse se volevo andare a Madrid. Venivo da 5 anni alla Juve e avevo 30 anni, mi sono detto ‘O lo faccio adesso, o mai più’. Non è vero però che all’inizio Figo non mi passava la palla. Poi la palla comunque me la prendevo”.
La panchina della Juve: “Non è successo, sono state fatte delle altre scelte. La Juve ce l’ho nel cuore, mi ha dato tanto. In futuro non so. La mia sensazione è poter fare qualcosa con la Nazionale, questo è ciò che vorrei fare un giorno“.
Lippi e Ancelotti: “Marcello Lippi è stato importante. Quando sono arrivato era difficile per me, anche fisicamente. Mi criticarono, era giusto. Ma lui ha sempre creduto in me: ‘Tu rimarrai qui e farai carriera qui’”, mi diceva. Pian piano ho preso fiducia, ho lavorato, ero tranquillo. Poi a un certo punto se sei bravo, qualcosa di bello deve uscire. Ancelotti? Un vecchio amico, importante per la mia carriera. Bravo come allenatore, perché ascolta il giocatore. Ogni tecnico ha le sue caratteristiche, da ognuno prendi qualcosa. Carlo ascoltava tanto i giocatori. La passione per il calcio credo sia la caratteristica più importante per un allenatore. Trasmettere qualcosa ai giocatori, dare quello che hai dentro tu. Se sei appassionato, qualcosa lo passi, sempre. L’allenatore è molto importante, conta l’80% in una squadra”.
Su Yildiz: “Sì, mi piace, è bravo, fa gol. Ma deve crescere ancora, deve prendere un po’ di struttura. Con Igor però la squadra pian piano sta facendo bene. Giocatori che mi piacciono? Al di là della posizione, uno è mi emoziona quando tocca la palla è Yamal, Contro l’Inter l’anno scorso in Champions a San Siro ha fatto di tutto, da solo. E poi penso a Vitinha, a Neves. Non perdono mai la palla”,